Oggi, chi volesse presentarsi come «innovativo» nell’ambito della progettazione delle Filiere Tecnologiche non può fermarsi al primo step nell’approccio alla Filiera, come si sta verificando. Qual è il primo step?
Continua l’approfondimento sulle filiere tecnologiche, vedi qui gli articoli precedenti.
Il primo step consiste nell’implementazione della Block Chain all’interno della filiera, con l’effetto di notarizzare ogni informazione ricevuta. Tuttavia, il tema vero sta a monte.
Come garantire che la realtà sia trasposta nel mondo digitale in modo “pulito”, ossia non manipolato?
Le Filiere dichiarate in BlockChain hanno il pregio della non modificabilità delle dichiarazioni, ma queste ultime rimangono comunque autoreferenziali, autocertificate, immesse dagli stessi attori che hanno interesse a dire che sono bravi, ligi ai decaloghi o mansionari, adempienti.
I meccanismi di raccolta dei dati continuano, pertanto e per la maggior parte, a restare identici (ossia, il metodo analogico della penna del coltivatore o del trasformatore che autocertificano di lavorare bene e secondo procedura/ regolamento e lo scrivono in BlockChain).
È un passo avanti, un 1.0, appunto. Ma il punto di arrivo, innovativo, è «Filiera Tecnologica 4.0», ossia una Filiera la cui certificazione sia governata da strumenti oggettivi, trasparenti, certificati nel loro funzionamento, trattati da algoritmi dichiarati, automaticamente espressione del certificato finale di filiera che possa garantire il processo (es: dall’oliva sulla pianta all’olio nelle bottiglie, dalle arance al succo di spremuta sugli scaffali, dal cuoio alla borsa, passando dalla manifattura certificata, dal latte al formaggio impacchettato e timbrato).
La Block Chain, pur essendo uno step interessante, da sola non basta. Occorre inserire l’IoT, ossia quell’insieme di tecnologie, abilitanti la trasformazione digitale, che mette in relazione il mondo reale con quello digitale e genera valore.
Parliamo di:
- sensori applicati alle cose, agli strumenti, ai processi;
- dati che esprimono processi e mutamenti di stato;
- una piattaforma IT che raccoglie i dati e li esprime in dashboard;
- algoritmi di validazione che verificano e giudicano il livello di attendibilità anche mediante l’incrocio dei dati;
- il tutto collegato a Smart Contract che autoeseguono comandi semplici, come le obbligazioni prestabilite (pagamenti, penali, chiusura di processi).
Tutto questo e non di meno, nella Filiera Tecnologica 4.0, deve essere interconnesso in Block Chain sino a giungere, appunto, ad una certificazione finale, erogata in ambito Block Chain, che garantisca l’immutabilità di tutti i passaggi e, in ultima analisi, che quel prodotto che intendo prendere in considerazione, contenuto in quel packaging sigillato, è assolutamente il derivato di una Filiera interamente monitorata e garantita, a partire dalla materia prima.
Certo, l’Uomo al centro: tutto il processo di Filiera non può che essere impostato dal migliore dei produttori, dall’esperto o pool di esperti di settore, che traccino la mappa dei processi necessari, i passaggi caratteristici, e che conoscano i trucchi del mestiere, i punti di debolezza e i punti di forza, migliorandone il trattamento e la qualità. Tanta roba, signori, ma solo pensando a questo obiettivo possiamo proteggere il made in Italy e tutti sanno, ora più che mai, quanto ce ne sia bisogno per ripartire.