Negli ultimi anni il ruolo dei Business Angel è emerso come un catalizzatore fondamentale per l’imprenditorialità, l’innovazione e la crescita economica in Italia e in Europa. Queste persone – spesso imprenditori e imprenditrici di successo o ex titolari di impresa, professioniste e professionisti esperti o manager in attività con risorse finanziarie – investono e mettono a disposizione il proprio capitale, le proprie competenze, i loro network e la loro esperienza a favore di startup in fase iniziale, fornendo loro le risorse necessarie per affrontare al meglio un mercato sempre più competitivo.
Noti anche come ‘investitori informali in capitali di rischio’ o ‘angel investors’, questi soggetti svolgono un ruolo fondamentale nel supportare e sostenere le start-up più promettenti durante le loro prime fasi, che sono, tipicamente, le più critiche.
Il coinvolgimento dei Business Angel nei progetti innovativi va spesso oltre il “mero” sostegno finanziario (che rimane fondamentale), perché spesso forniscono anche una preziosa guida strategica e connessioni con il settore mediante contatti e conoscenze specifiche.
Se i rendimenti finanziari sono senza dubbio un aspetto cruciale di questa forma di investimento, l’impatto dei Business Angel va ben oltre i guadagni economici. Infondendo alle startup capitali, competenze e tutoraggio, i Business Angel contribuiscono alla creazione di posti di lavoro, allo sviluppo di prodotti e servizi innovativi e alla crescita complessiva dell’economia.
Ciò che distingue i Business Angel dagli investitori tradizionali è, infatti, la loro propensione ad assumersi rischi potenzialmente molto alti (assumendo al 100% la qualifica di “socio” della start up in una fase ancora embrionale della sua crescita) in cambio di ritorni potenzialmente più elevati.
A differenza delle società di venture capital, che spesso hanno criteri di investimento rigidi e codificati, i Business Angel hanno inoltre la flessibilità necessaria per prendere decisioni rapide e sostenere imprese in fase iniziale che potrebbero non avere ancora un curriculum comprovato. Questa mentalità di assunzione del rischio, unita a una visione a lungo termine, allinea i Business Angel all’essenza stessa del rischio di impresa.
Animati e spesso spinti dall’approccio ‘give back’ sono fautori di una forma di investimento che consente di supportare aziende altamente innovative e con un ottimo potenziale di successo.
Italia: un ambito in crescita per i Business Angel
Con il suo storico spirito imprenditoriale e la sua ricca storia di innovazione, l’Italia sta diventando un Paese sempre più interessante per i Business Angel, anche stranieri, in cerca di opportunità di investimento. Il Paese vanta un’ampia gamma di start-up promettenti in vari settori, tra cui la tecnologia, la moda e le energie rinnovabili. Inoltre, incentivi fiscali favorevoli e iniziative governative volte a promuovere l’innovazione hanno ulteriormente incoraggiato gli investimenti dei Business Angel in Italia. Si stima che i capitali investiti complessivamente dai Business Angel italiani, nel solo 2021, ammontasse a 93,3 milioni di Euro.
Una delle caratteristiche uniche del contesto italiano dei Business Angel è la presenza di reti e associazioni consolidate dedicate a mettere in contatto gli investitori con le startup più promettenti. Queste Organizzazioni fungono da piattaforma per l’incontro tra imprenditori e potenziali investitori, creando un ambiente favorevole alla collaborazione, allo scambio e alla crescita.
Ma come si concretizza l’apporto del Business Angel all’interno della start up?
Strumento principale è l’ACCORDO DI INVESTIMENTO.
Questo documento racchiude gli strumenti, le indicazioni, le condizioni alle quali l’investitore concede il suo investimento, e le nuove regole che, necessariamente, dovranno esistere tra i nuovi soci (i cosiddetti patti parasociali).
Le clausole tipiche dei contratti di investimento, infatti sono:
- clausola “drag along” (o diritto di trascinamento) che consente al socio di maggioranza di obbligare gli altri soci a vendere le proprie quote o azioni, “trascinandole” con sé nella vendita senza possibilità di obiezione da parte di questi ultimi, consentendo al nuovo investitore di acquistare la totalità delle quote/azioni sociali, ovviamente a un prezzo maggiore (rispetto alla vendita delle singole quote vendute separatamente);
- clausola di “tag along” (o patto di co-vendita) in virtù della quale i soci di minoranza possono pretendere che il nuovo investitore (in trattativa con il socio di maggioranza) acquisti anche le loro quote/azioni, alle medesime condizioni offerte al socio di maggioranza;
- clausole di anti-diluizione, in forza delle quali, in caso di ingresso di nuovi investitori (e quindi nuova liquidità nella società), la partecipazione del Business Angel non venga “diluita”, ma mantenga pressoché la propria consistenza, o non scenda oltre determinate soglie prefissate;
- clausole di liquidation preference, grazie alle quali al socio finanziatore – in determinati casi – potrà essere riconosciuta la preferenza, rispetto agli altri soci, nella liquidazione della propria partecipazione (quindi riceverà l’intero valore della sua quota prima che altri, investitori e/o founder, ricevano il loro corrispettivo), ovvero il diritto a ricevere una cifra ulteriore rispetto a quanto investito;
- opzioni put e call, che concedono al Business Angel (nel primo caso) il diritto di vendere la propria partecipazione sociale alla scadenza di un termine prestabilito o al verificarsi di un determinato evento, ovvero il diritto di acquistare (nel secondo caso) la partecipazione di un altro socio, in qualsiasi momento, alle condizioni e nei termini stabiliti al momento della sottoscrizione dell’accordo di investimento;
- patti relativi alla governance della società, come il diritto del Business Angel a nominare o a essere nominato nell’organo amministrativo della start up, il diritto di essere consultato obbligatoriamente, ovvero la previsione di particolari maggioranze “rafforzate” in sede di Assemblea dei Soci per l’adozione di particolari decisioni.
Per quella che è la nostra esperienza, questo è il “campo di battaglia” sul quale, spesso, i due fronti (founders e Business Angel) si scontrano.
Questo perché a monte e a valle dell’investimento vi è la necessità di compiere scelte anche strategiche (come, per esempio, la protezione degli asset di proprietà intellettuale e industriale, la valorizzazione delle risorse umane, la quantificazione delle risorse ed energie che founders e Business Angel dovranno dedicare all’avventura imprenditoriale), che spesso non vengono affrontate con le necessarie cautele, tempistiche, predisposizione anche d’animo.
Questo è il motivo per cui spesso proponiamo a Business Angel e Fouders di formalizzare, prima ancora di intavolare le trattative vere e proprie per la definizione dei termini dell’accordo di investimento, un altro, diverso accordo, che delinei il percorso che dovranno fare i futuri “soci” per diventare effettivamente tali, e che fissi i criteri e le linee guida, in via preventiva, di gestione della trattativa e di eventuali, potenziali conflitti (diligenza, trasparenza, correttezza, riservatezza, assertività, ecc.).
I Business Angels, in Italia e in Europa, sono una grande opportunità grazie al loro intuito, alla loro lungimiranza e alla fiducia, per guidare e supportare nuovi progetti innovativi verso traguardi luminosi.
Come investitori e guide esperte, i Business Angel possono rappresentare un’opportunità fondamentale per le startup in fase iniziale, fornendo loro le risorse (economiche, di esperienza, di visione e di networking) necessarie per avviare la propria attività di impresa, assistiti e guidati da un socio esperto. Svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione di una cultura dell’imprenditorialità, ispirando le future generazioni di innovatori.
È fondamentale quindi stabilire regole chiare e trasparenti che guidino i rapporti tra questi “mentor” e i giovani imprenditori, affinché il progetto imprenditoriale, così condiviso, possa “spiccare il volo”!