Abbiamo già approfondito il tema delle Filiere e delle potenzialità che la tecnologia mette a loro disposizione per valorizzare la genuinità dei propri prodotti e dare concretezza alle certificazioni che li riguardano.
Vorremmo oggi riprendere l’argomento e approfondirlo, dallo specifico punto di vista del prodotto italiano, che nel Mondo gode di grande considerazione ma che, scendendo nel concreto, spesso non è conosciuto o non è sufficientemente valorizzato, né sul mercato nazionale né tantomeno in ottica internazionale (che prende in considerazioni volumi che spesso non sono alla portata del singolo Imprenditore).
La Filiera Tecnologica 4.0, ossia una Filiera la cui certificazione sia governata da strumenti tech oggettivi, trasparenti e certificati, automaticamente espressione del certificato finale di filiera, non è immediatamente comprensibile dal consumatore finale.
L’Asse Tecnologico deve quindi essere supportato dagli altri assi dell’Innovazione, Persona e Processo – mantra che spesso ripetiamo, e mai come in questo caso è necessario farlo!
Occorre valorizzare chi (Imprese e Imprenditori) e come (Made in Italy) producono quel determinato bene certificato, attraverso la tecnologia, come prodotto italiano.
Storytelling comunicativo (semplice ed efficace) + piattaforma tech (che raccoglie e canalizza dati e informazioni raccolti da sensoristica IoT e notarizzati in blockchain) possono costituire il binomio perfetto per una narrazione, anche internazionale, del valore aggiunto dell’Italianità. Valore aggiunto che il consumatore potrà percepire, considerare e valorizzare, anche economicamente, rendendosi disponibile anche a spendere di più per un prodotto che lo coinvolge emotivamente e lo informa in maniera trasparente.
Utopia?
Secondo noi no, tutto questo è e deve essere realtà: tracciabilità (iper)tecnologica e narrazione user-friendly trasformano il prodotto italiano in vera e propria opera d’arte esperienziale, unica e originale, pronta per essere conosciuta in tutto il Mondo.
Opera d’arte, nata da nuovi processi e nuove tecnologie, che porta con sé la creazione di nuove relazioni. In questo senso, la Rete di Imprese ben si inserisce in questo schema e, dal nostro punto di vista, arricchisce la Filiera, tecnologicamente avanzata, dandole la giusta veste giuridica.
Infatti, a una filiera tecnologica che ruota attorno a una piattaforma non possono corrispondere relazioni (contratti, accordi) tradizionali, innanzitutto per motivo “geometrico”: la piattaforma IoT è circolare per definizione (ossia tutti gli attori della filiera possono, accedervi a vari livelli, in modo potenzialmente trasparente, e tutti ne traggono un vantaggio vincente) mentre le relazioni classiche sono verticali, fondate sui rapporti di forza, di controllo e con lo “spettro” di penali, dove molte volte uno dei due contraenti è perdente o insoddisfatto.
Anche in questo tema occorre un passaggio evolutivo:
- dai sistemi di contrattualistica statica ad un sistema “dinamico”, con clausole di processo, di soluzione delle problematiche, di rinegoziazione, di accordi pre-conflittuali, in un’ottica (anche) di legal design thinking;
- dai sistemi di relazione gerarchica (committente – fornitore) alle relazioni collaborative come il contratto di rete, esempio geometrico circolare per antonomasia, che permette di scardinare i concetti tradizionali di cliente, fornitore, produttore, consulente, in favore di un lavoro molto più raffinato, votato non tanto all’individuazione e al mantenimento dei ruoli (e dei conseguenti diritti e doveri degli attori controparti) ma alla soluzione dei problemi o, ancor meglio, all’individuazione del miglior comportamento individuale, che sia vincente per tutti.
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